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Author: Stefano Iannaccone
Data : 2022-11-09 07:29:53
Dominio: www.true-news.it
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Perché potrebbe interessarti l’articolo? Tra oggi e domani alla Camera e al Senato saranno eletti i nuovi presidenti delle commissioni, ruoli decisivi per definire i temi e i tempi dei lavori in Parlamento. Ecco le indiscrezioni dell’ultima ora, da Giulio Tremonti fino agli ex ministri leghisti Giulia Bongiorno e Massimo Garavaglia.
Uno scontro, come nella migliore tradizione, per le ultime poltrone che stanno per essere dispensate, tra Camera e Senato.
L’assegnazione delle presidenze delle commissioni permanenti rappresenta sempre un momento di fibrillazione in Parlamento, con incarichi che portano prestigio e budget per l’assunzione di personale. Così i partiti di maggioranza battagliano per avere un posto al sole. Si comincia a Montecitorio, in mattinata, per concludere a Palazzo Madama, nella giornata di domani. Lo sprint è entrato nelle battute decisive, con qualche decisione a sorpresa maturata proprio nella giornata di ieri. Un punto è stato fissato: la metà delle 24 commissioni (10 alla al Senato e 14 alla Camera) sarà guidata da un esponente di Fratelli d’Italia, mentre il resto sarà suddiviso con 7 presidenze alla Lega e 5 a Forza Italia.
Una conferma del fatto che Giorgia Meloni è disposta a concedere di più a Matteo Salvini che a Silvio Berlusconi
Qualcosa è meglio di niente. La commissione Bilancio, vero boccone prediletto di Tremonti, andrà a Forza Italia, contesa tra vari profili con Giuseppe Mangialavori, vicinissimo a Licia Ronzulli e che ha mancato la nomina a sottosegretario, che vede crescere le proprie quotazioni a discapito di Roberto Pella, attualmente alla guida della commissione speciale che esamina i provvedimenti. Possibile outsider per l’incarico è poi Paolo Barelli, ex capogruppo degli azzurri a Montecitorio nella scorsa legislatura, e uomo di fiducia del ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Le indiscrezioni, però, lo danno in arretramento.
A FdI andrà la Cultura con Federico Mollicone in pole position
Sempre nell’ambito di FdI, Walter Rizzetto, è il prescelto per assumere la guida della commissione Lavoro, mentre Mauro Rotelli è il nome che circola per l’Ambiente seppure in ballottaggio con il forzista Francesco Battistoni, il cui destino è pure legato agli equilibri interni al suo partito, e che principalmente avrebbe voluto l’Agricoltura.
Si deciderà al fotofinish l’accordo per Affari costituzionali a Montecitorio
Per Iezzi il piano B è la guida delle Politiche comunitarie: in Transatlantico si vocifera che Berlusconi si sia impuntato su questa nomina, avendo concesso già la commissione Giustizia agli alleati in entrambi i rami del Parlamento. Nella Lega bisogna decidere tra Paolo Formentini e Nino Minardo alla Difesa, con quest’ultimo dato in crescita nei rumors di Palazzo, mentre Mirco Carloni è dato in dirittura d’arrivo al vertice di Agricoltura. In Forza Italia, poi, oltre Mangialavori alla Bilancio e probabilmente Pagano ad Affari costituzionali, l’ex presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, è in predicato di finire al vertice della Salute.
Stessa musica al Senato: Fratelli d’Italia ha voluto delle presidenze di peso
Stessa musica al Senato: Fratelli d’Italia ha voluto delle presidenze di peso. Affari costituzionali alla fine andrà ad Alberto Balboni, che ha superato nelle preferenze di Meloni l’ex presidente del Senato, Marcello Pera. Per lui si parla di una possibile presidenza della Bicamerale sulle riforme. Un altro big come l’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata dovrà accettare il ripiego delle Politiche Ue: l’obiettivo principale, la Esteri, è una di quelle blindate da Forza Italia, che piazzerà Stefania Craxi. Nessun dubbio, invece, su un altro meloniano doc, Francesco Zaffini, indicato al comando di Sanità, e di Nicola Calandrini, che guiderà i lavori in commissione Bilancio a Palazzo Madama, preferito al collega di partito Marco Silvestroni. Nella Lega Giulia Bongiorno va verso la presidenza della Giustizia, mentre non è scontata l’elezione dell’ex ministro Massimo Garavaglia ad Attività produttive. Circola l’opzione dell’altro leghista, Roberto Marti, che in alternativa potrebbe finire alla Cultura. Tra i berlusconiani, infine, Gianfranco Miccichè dovrebbe spuntarla ai Lavori pubblici.